Arianna Huffington, la first lady del giornalismo americano ha lasciato il suo celebre sito di informazione. E ha fondato Thrive Global, un’azienda che si occupa di benessere. «Quello di noi donne» dice «parte da una rivoluzione nel nostro armadio»

Lavoriamo a ritmi insostenibili, siamo connessi 24 ore su 24, non abbiamo tempo per noi: questo è il nostro stile di vita di oggi. E non funziona». Arianna Huffington, 66 anni, ha rivoluzionato il giornalismo con l’Huffington post, il sito di informazione fondato nel 2005 che l’ha fatta inserire dal magazine Forbes nella lista delle donne più influenti del Pianeta. Adesso è pronta per una nuova, e non meno ambiziosa, sfida: eliminare lo stress dalle nostre giornate. «Dopo 11 anni ho preso una decisione molto sofferta: lasciare l’Huffington post e fondare una nuova impresa dedicata al benessere, Thrive Global. Perché? Ci stiamo dimenticando della felicità: è ora di tornare a prenderci cura di noi stessi» spiega in un inglese dal marcato accento greco (è nata ad Atene), nel backstage della tappa milanese del Wobi, il World Business forum, in cui menti innovative presentano idee per migliorare il mondo.

Perché ha deciso di passare dalle news al benessere? 
Lo stress è il nostro “Zeitgeist”, lo spirito del tempo in cui viviamo. Nessuno di noi ne è immune. Se digiti su Google la frase «perché sono» il sistema suggerisce di completarla con «sempre stanco»: significa che è una delle ricerche più frequenti degli utenti. Siamo convinti che le ore passate in ufficio siano direttamente proporzionali alla produttività. Con Thrive Global vorrei cambiare questa mentalità. Numerosi studi scientifici dimostrano che se abbiamo occasioni per ricaricarci siamo più efficienti e creativi.

In cosa consiste la sua nuova impresa? 
Thrive Global è una piattaforma digitale per aziende e privati che offre corsi di formazione e coaching basati sulle più recenti scoperte degli esperti in neuroscienze, psicologia, sport. In più, ha una sezione di informazione, con articoli e approfondimenti, e una parte di e-commerce, con prodotti per mantenersi in salute.

Ha lasciato un business avviato per una start up. Non ha paura? 
Mia madre mi diceva sempre: «Non aver timore di sbagliare». Il fallimento non è l’opposto del successo, ma solo una tappa, spesso obbligata, per arrivare al traguardo. Tutto ciò va in controtendenza con il perfezionismo tipico di noi donne. Pur di non sbagliare evitiamo i rischi, precludendoci delle possibilità. Avrei potuto rimanere direttore dell’Huffington post, visto che avevo un contratto fino al 2019, e insieme lanciare la nuova attività, in modo da avere le spalle coperte. Ma una sfida va giocata fino in fondo e così ho fatto.

Crede che Hillary Clinton abbia perso le presidenziali americane perché donna? 
No. Penso che sia stata demonizzata: quando ti affibbiano l’etichetta di donna cattiva è difficile toglierla. Però la sua battaglia segna un punto di non ritorno: ha alzato l’asticella della leadership femminile ed è da lì che si ripartirà alle prossime elezioni.

Cosa pensa accadrà ora in America? 
Spero che Trump ci stupisca. Ma gli Usa sono una democrazia organizzata in modo da auto proteggersi: una sola persona non può scompaginarla.

Quale modello femminile vuole trasmettere alle sue due figlie? 
Vorrei che prendessero da me la determinazione nel seguire le loro aspirazioni. Non conta che lavoro facciano o quanto guadagnino. Christina, che ha 27 anni, ha studiato storia e produce documentari; Isabella, 25, è una pittrice. Probabilmente non si arricchiranno, ma non le spingerò verso un impiego ben pagato che potrebbe renderle infelici.

Su Twitter si definisce una sostenitrice delle scarpe basse. Perché? Credo che le donne spesso siano convinte che l’unico modo per apparire chic e sexy sia portare i tacchi. Io, invece, sono certa che preferire le scarpe comode non significhi rinunciare a eleganza e femminilità. E poi voglio poter parlare, muovermi liberamente senza farmi distrarre dal dolore ai piedi.

Quanto pesa sulle donne l’aspetto esteriore? 
Molto, troppo. Ogni volta che dobbiamo fare qualcosa di importante ci preoccupiamo di come vestirci: ciò non è solo costoso, toglie energie alla sostanza delle nostre azioni. Per questo sto lanciando la campagna #loverepeats (ama le ripetizioni, ndr), in cui invito a indossare lo stesso vestito in più occasioni. Proprio come gli uomini, che possono mettere la stessa giacca senza che nessuno li critichi. Su Instagram e Facebook ci sono molte foto in cui porto lo stesso vestito.

Lei è nata in Grecia, ma è naturalizzata americana. C’è differenza tra le europee e le statunitensi? 
Le statunitensi cercano di fermare il tempo con la chirurgia plastica. In Europa succede meno. Io non mi farei mai toccare per eliminare le rughe. E in questo mi sento molto europea.


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Donna Moderna
è partner per l’Italia della campagna
#loverepeats di Arianna Huffington. La giornalista americana invita le donne a indossare lo stesso vestito in più occasioni e a pubblicare le foto sui social. Perché riciclare un abito non significa rinunciare all’eleganza, ma smettere di essere delle perfezioniste dell’aspetto esteriore. Partecipa anche tu, postando le tue foto su Instagram o Facebook. L’hashtag italiano è #reindossalo.

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